Tuttavia, nella grande maggioranza di aziende, soprattutto le medio-piccole, il diritto ad effettuare segnalazioni anonime è pressoché sconosciuto o comunque sottovalutato.
Analizzando le cause di tale inconsapevolezza, rileviamo che le principali sono:
In un precedente articolo abbiamo già detto della tutela dell’identità del segnalante (Whistleblower), ma oggi possiamo finalmente rafforzare tale concetto in quanto, il 16 aprile 2019 il Parlamento Europeo ha approvato, a larghissima maggioranza, la direttiva a tutela dei whistleblower, apportando rilevanti cambiamenti anche alla normativa italiana.
Infatti, oltre ad armonizzare la protezione di chi segnala corruzione nei vari Paesi dell’Unione, saranno introdotti importanti miglioramenti in Italia, soprattutto per i dipendenti del settore privato, oggi meno tutelati rispetto a quelli del settore pubblico. La Direttiva si applicherà senza alcuna distinzione fra settori.
I whistleblower anonimi godranno inoltre di maggiori garanzie. Infatti, gli enti avranno l’obbligo di prendere in esame le loro segnalazioni e il segnalante anonimo, la cui identità dovesse emergere in un secondo momento, avrà comunque tutte le tutele che gli spettano.
Infine, protezione non solo per chi segnala, ma anche per i colleghi che “aiutano” il whistleblower nel suo percorso di segnalazione.
Le nuove norme nel nostro Paese dovranno essere trasposte nell’arco dei prossimi due anni.
L’attuale nostra normativa è molto buona, ma speriamo che il Governo adatti le nuove previsioni di legge alle reali esigenze della realtà italiana, con particolare attenzione alla tutela della riservatezza dei segnalanti e agli oneri a carico degli enti.
L’intervento normativo da parte del Parlamento Europeo dimostra come il tema delle segnalazioni anonime sia molto importante e necessiti di maggiore diffusione, a tutti i livelli, nelle aziende che adottano il modello 231.